La cosa più bella di questo piatto per me? Guardarmi le mani e somigliarle.
Mia nonna abitava infondo alla via di casa nostra, aveva la finestra di cucina che dava sulla strada così che ogni volta che cucinava qualcosa gli odori si mischiavano con l’aria della giornata e ti veniva spontaneo alzare la testa in cerca della fonte di quel buon odore. Il sabato e la domenica, di solito, passava lì le sue giornate. Quando la stagione lasciava spazio al sole e la primavera si risvegliava dal suo torpore la sua cucina si trasformava in un laboratorio di “conservatoria”. Molte volte mi facevo portare a trovarla dai miei genitori poi, crescendo, andavo da sola. Ancora oggi mi stupisce come la mente dei bambini catturi delle immagini, dei momenti quasi giornalieri per non lasciarle scappare più.
Ricordo che il tavolo era apparecchiato dal svariati canovacci con sopra appoggiati a capo di sotto tanti piccoli carciofini adagiati amorevolmente da sembrare dei soldatini. Un odore pungente d’aceto e limone riempiva quella piccola cucina e mia nonna portava, fieramente, i segni di quel lavoro certosino che è il creare il sott’olio.
I suoi occhioni verdi erano incorniciati dalle labbra violacee dei tanti assaggi. Le mani, quelle mani così decise, diventavano colore della terra, a forza di cercare il cuore del carciofo, piene del fremito della cottura. Così ogni volta che mi avvicino ad un carciofo queste immagini tornano vive. Per questo per questa ricetta ho scelto gusti forti ma semplici. Ho iniziato colorandomi le mani come lei, pulendo il carciofo delle foglie più esterne. Li ho tagliati a metà e li ho posti nel sacchetto del sottovuoto condendoli con una spruzzata di limone, sale e pepe, aglio, rosmarino, una punta di peperoncino fresco e menta. Li ho lasciati cuocere in sottovuoto per 30 minuti a 65°. Nel mentre ho preparato la tartare facendo scolare bene la bufala condendola solo con del limone e olio.
La cosa più bella di questo piatto per me? Guardarmi le mani e somigliarle.