Pellegrino Artusi racconta molto bene il carico emozionale che ha questa ricetta. In un mondo in cui ci dibattiamo tra il veg, il vegetariano e chi, invece, mangia carne.
In un tempo che tanto lontano non è, quella parte di popolazione che tornava distrutta dal lavoro, dopo essersi spaccata la schiena per qualche spicciolo, aveva fame. Magari aveva anche una numerosa famiglia alle spalle, una casa fredda e sgangherata. Pallegrino ci fa immedesimare subito in questa realtà, catapultandoci nell’immagine vera e crudele di un povero operaio che sperando di trovare i giusti spiccioli per un pezzo di carne, non trovandene abbastanza, si deve accontentare dei fagioli. Ciò che amo dell’essere umano è che in un tempo in cui il denaro era poco riuscivano a trasformare un piatto davvero molto povero in qualcosa che, ancora oggi, racchiude il dolce sapore di casa e di bontà d’animo. Io immagino i miei antenati mettere in ammollo i fagioli la notte prima. Li vedo che con l’oro in bocca della mattina sono chini nel loro orto a raccogliere il cavolo nero. Rientrando in casa con un carico di prelibetezze e mettersi all’opera lessando per prima cosa i fagioli e poi mettere a cuocere un soffritto per accomodarci il frutto del loro “sporco” lavoro: il cavolo nero. Allungare il tutto con un po’ d’acqua e attendere. Che una volta che tutto è cotto almeno l’aria della cucina inizia ad essere calda e, allora, mi voglio immaginare che chiamavano a raccolta i figli per gustarsi un poco di calore. Credo anche che lo spezzettare il pane secco fosse un lavoro di squadra, qualcosa che riguardava tutta la famiglia: dal più piccolo al più anziano. E, poi, la fase finale: Passare qualche fagiolo e qualche altro lasciarlo interno dentro al brodo con il cavolo. Riporre tutto sopra alle fette di pane secco, lasciare che venga imbevuto tutto il succo di quel lavoro mattutino e poi finalmente ripassarlo in padella con un filo d’olio, sedersi tutti a tavola e parlare. Ecco così immagino questa zuppa di pane, completamente vegetale, completamente umana e piena d’anima.